Alla ricerca della perfezione impossibile

Il rapporto con il cibo

I disturbi alimentari

Anoressia nervosa, bulimia nervosa e obesità sono patologie molto attuali e diffuse nella nostra società: i disturbi alimentari colpiscono generalmente le donne tra i 14 e i 30 anni, anche se il numero di maschi coinvolti continua a crescere.
Secondo i recenti dati ISTAT, in Italia un bambino su quattro è in sovrappeso, manifestazione di un disturbo presente già nell’infanzia.
Si tratta di malattie che scelgono il “teatro del corpo” per dare sfogo al malessere profondo e talvolta inconscio che colpisce la persona e che segnalano la presenza di disagi legati all’identità, all’autostima, ai rapporti interpersonali, al proprio stile di vita.
Il gruppo dei pari, con le considerazioni sul peso corporeo, e i genitori, mediante i valori e gli atteggiamenti che trasmettono in famiglia, esercitano una profonda influenza sui ragazzi.
Diventa così imperativo perseguire la diminuzione del peso in una corsa senza tregua verso una magrezza sempre più esasperata, che non tiene conto delle conseguenze, tanto più gravi quanto più precoce è stata l’insorgenza della malattia.
In altri casi il ricorso al cibo, in modo esagerato e più o meno compulsivo, è anche segnale di un’insoddisfazione che potrà risultare molto dannosa per l’organismo.
Nonostante le conseguenze dei disturbi alimentari siano molto gravi, in genere sono anche reversibili se la malattia viene affrontata nei primi stadi di sviluppo.

L’obesità

L’obesità rappresenta una vera e propria epidemia sociale che interessa tutte le fasce d’età, anche quelle pediatriche.
Si parla di malattia quando si supera più del 20% il peso normale della persona.
Le cause dell’obesità sono diverse e spesso sinergiche: in molti casi alla predisposizione genetica si aggiunge uno stile alimentare inappropriato, magari adatto all’età dal punto di vista energetico, ma inadeguato sotto il profilo qualitativo per l’eccesso di grassi e proteine a scapito di carboidrati complessi e fibre.
Anche la mancanza di movimento, frequente in una società sedentaria come la nostra, ha un ruolo importante nell’insorgenza della patologia.
In alcuni casi, all’alimentazione inadeguata si somma un forte disagio psicologico: la persona si abbandona ad abbuffate ricorrenti che conducono a una vera e propria dipendenza dal cibo, usato come antidepressivo e anestetico indispensabile per far fronte alle difficoltà esistenziali.
I rischi che deve affrontare la persona obesa vanno oltre il problema estetico; si tratta di una vera e propria malattia che, se non viene curata in tempo, può diventare cronica e danneggiare il cuore, le arterie (soprattutto quelle cerebrali), il fegato, le articolazioni, il sistema endocrino e respiratorio.
Inoltre la persona obesa è più esposta al diabete, alla gotta e al rischio di infarto.

l’anoressia

L’anoressia nervosa è caratterizzata dalla paura patologica di ingrassare, non giustificata dal peso effettivo della persona.
Mentre nella nostra società l’obesità ha una connotazione negativa, i significati simbolici associati alla magrezza vengono promossi e incoraggiati dai mass media e in generale dalla cultura contemporanea.
La magrezza viene associata a stereotipi positivi, si trasforma in perfezione, in metafora del successo, diventa sintesi tra l’essere allo stesso tempo attraenti e capaci di autocontrollo, e quindi modalità privilegiata per essere accettati e stimati socialmente.
Spesso si inizia con una dieta drastica, per perdere peso velocemente.
Il corpo si adatta a ingerire sempre meno cibo e reagisce con i comportamenti tipici della condizione di sopravvivenza: viene prodotta una quantità elevata di serotonina, un neurotrasmettitore che attenua le sensazioni di sofferenza e dolore e aumenta l’euforia.
In brevissimo tempo gli effetti nocivi della malattia si fanno sentire: corpo e cibo diventano una vera ossessione.
Si tratta di un disturbo difficile da curare perché chi ne è affetto non si sente malato e pensa, anzi, che il rifiuto del cibo sia l’unica soluzione al suo disagio.
L’anoressia colpisce duramente il corpo: dolori addominali, intolleranza al freddo, insufficienza renale, osteoporosi, alterazioni cardiovascolari, perdita dei denti e dei capelli sono le tappe più frequenti della malattia, che nei casi più gravi può portare alla morte.

la bulimia

La bulimia è molto più diffusa dell’anoressia ed è, in un certo senso, il suo contrario: se chi soffre di anoressia controlla in modo ossessivo la sua alimentazione fino ad arrivare a una magrezza patologica, i malati di bulimia mangiano in maniera esagerata e poi, ad abbuffata compiuta, si liberano dal senso di colpa e dal cibo in eccesso mediante l’autoinduzione al vomito o l’uso di purganti.
Alla base di questi comportamenti ci sono sentimenti di insoddisfazione, di inadeguatezza, di rabbia o condizioni di stress.

Può accadere che il peso corporeo delle persone bulimiche rientri nella normalità, risulta quindi più facile tenere nascosta la malattia.
Le sue conseguenze sono tuttavia molto pericolose per la salute.
La dipendenza che si crea dal cibo, paragonabile a quella dalla droga, arriva a provocare danni molto gravi: i denti si rovinano, e ghiandole salivari dolgono e s’ingrossano, compaiono delle ulcere, si provano forti bruciori al tubo digerente e si formano delle piaghe sulle mani, usate per procurarsi il vomito.
Anche il cuore è messo a dura prova, con il rischio di arresto cardiaco.

Come mi accorgo se una persona è malata?

Se si ha il sospetto che una persona vicino a noi stia attraversando un pericolo difficile e si ha paura che insorgano dei problemi alimentari, è importante osservare attentamente i suoi comportamenti.
I cambiamenti bruschi di peso, la stanchezza, la mancanza di energie, l’ossessione o il rifiuto del cibo, un’attività fisica eccessiva, il fatto di non mangiare in presenza di altri, gli sbalzi d’umore oppure l’irregolarità del ciclo mestruale, sono tutti indizi che ci fanno capire che esiste un problema che va affrontato.

Si può guarire da queste malattie?

Per curare i disturbi dell’alimentazione è necessario agire molto rapidamente.
Le teorie che individuavano un singolo fattore come causa di queste malattie si sono dimostrate false e approssimative.
Come evidenziato prima, alla radice dei disturbi alimentari ci sono fattori biologici, socioculturali e familiari.
Le terapie verranno quindi condotte con l’apporto di professionalità diverse, prestando attenzione ai vari aspetti della malattia, dal disagio psichico alle manifestazioni organiche, allo stile di vita, all’alimentazione.
In genere i medici intervengono su più fronti: alle terapie psicologiche (individuali, familiari o di gruppo) che si possono svolgere in ospedale, in ambulatorio o a casa, si associano le terapie nutrizionali e farmacologiche.
Lo scopo è aiutare la persona a riacquistare il piacere di mangiare e ripristinare la fiducia in se stessa, per raggiungere nuovamente un peso adatto al proprio corpo e un migliore equilibrio fisico e psicologico.
Non viene neanche trascurato il carico emotivo e la sofferenza della famiglia del paziente.
Le relazioni familiari possono essere un fattore predisponente importante; è quindi fondamentale aiutare la famiglia a identificare le risorse di cui dispone per superare il problema.

Come posso aiutare un figlio con questi problemi?

È fondamentale confrontarsi con persone esperte e farsi aiutare da professionisti che conoscono la malattia e le terapie per curarla.
Occorre tenere presente che i disordini alimentari non sono un disturbo dell’appetito, ma riflettono una difficoltà nella gestione delle emozioni e delle relazioni.
È necessario cercare di dare spazio alla parola, al dialogo e all’ascolto, non colpevolizzando e non sentendosi in colpa per la situazione di difficoltà che si sta attraversando.

Dove rivolgersi

Ogni territorio ha un centro e/o ambulatorio per i disturbi del comportamento alimentare.
In caso di bisogno, per conoscere quello più vicino a te, chiedi al tuo medico di famiglia o consulta la carta dei servizi della tua ASL di riferimento.