Il Corpo

Il corpo che cambia

Il corpo che cambia

Non era più tardi di ieri che gli lavavamo la schiena e ci chiedeva di stare insieme mentre era nella vasca, mostrandoci la sua nudità con naturalezza e tranquillità.
E che cosa è successo, appena in una notte, per cui la porta del bagno è stata chiusa a chiave senza spiegazioni?
Dove è finita quella complicità, quella confidenza che ci faceva sentire assolutamente sereni e tranquilli perché ogni cosa era sotto controllo?
Tutto veloce, troppo veloce. In un attimo ti ritrovi di fronte a un corpo che non è più quello di un bambino, con le sue rotondità paffute e giocose.
Quelle curve si assottigliano, si asciugano, si allungano, la peluria dorata si sfoglia per far spazio a qualcosa di ispido e incolto.
Ma non è tanto questo mutamento a tramortirci, o almeno non è il solo.
C’è qualcos’altro di più impalpabile e incombente che circola nell’aria.
Una sensazione di perdita definitiva che dissemina inquietudine.
Si insinua lentamente quanto inesorabilmente un senso di progressiva estraneità dal corpo dell’altro, di nostro figlio, che eppure abbiamo curato, assistito, coccolato migliaia di volte.
IL CORPO CHE CAMBIA
Questo corpo non ci appartiene più, almeno non con quelle modalità, non con quel diritto che abbiamo sempre esercitato.
È un duro colpo, diciamocelo. In tutti i sensi.
Come ci si può rassegnare a consegnare qualcosa a qualcuno quando per tanti anni ce ne siamo occupati noi, e solo noi?
E poi come riappacificarsi di fronte a un “cambio di persona”? Bambino roseo contro spilungone pustoloso? Difficile, molto difficile, soprattutto perché lo spilungone non si lascia prendere e più tenti di avvicinarsi a lui e più scappa.

Dal diario di una mamma

Nessuno mi aveva detto che il suo ingresso alle scuole medie avrebbe coinciso con la mia uscita dalla sua intimità.
O meglio, qualcosa me lo avevano detto e qualcosa me lo ricordavo, ma non mi aspettavo che tutto sarebbe accaduto così in fretta.
Mentre le ansie e le paure rispetto alle novità di mio figlio i questo nuovo mondo crescono, ora che più che mai avrei bisogno di parlare con lui per sapere, rassicurare ed essere rassicurata…
Ecco che ora, proprio ora, lui mi allontana!
Tutto è partito dal bagno: se da un lato io mi sento più pudica, dall’altro lui mi comunica a chiare lettere che non posso più entrare con libertà.
Certo però che anche lui fa cose “strane”!
Perché dei due bagni di cui è dotata la nostra casa, lui
sceglie sempre proprio il mio?
Io passo vicino al fatidico bagno. Mi fermo, lui non mi vede.
Mi ritrovo così a osservare, nascosta.
Si guarda allo specchio, si studia come per conoscersi
e sembra chiedersi: “Ma tu chi sei?” Ed ecco che si
sistema i capelli con il gel, si guarda come per domandarsi “Sarò troppo magro? Sarò abbastanza muscoloso? Ma quando mi spunterà la barba?”
E io resto lì a guardarlo, presa dalla voglia di coccolarlo e
di rassicurarlo.
Per fortuna che ho altri bimbi piccoli…
Va bene, d’accordo, lo accetto. Lo so, è entrato nella famosa pubertà: d’ora in poi tutto cambia.
E invece, ecco che lui improvvisamente ritorna a sedersi
sulle ginocchia di suo padre.
Non capisco più niente.
Almeno mettesse un segnale, come in spiaggia, per il mare.
Bandiera Blu: ok coccole.
Bandiera Rossa: niente coccole.

Le nostre emozioni

  • Vorrei riuscire a fermare il tempo.
  • Mi sento invecchiare e mi fa paura.
  • Mi sento inutile.
  • Sento la nostalgia di mio figlio piccolo e bisognoso.
  • Fatico ad ammetterlo, ma vorrei tanto tornare indietro e rivivere questi momenti… insomma sono un po’ invidiosa…
  • Mi sento sfuggire un tempo in cui io ero il suo mondo.
  • Faccio fatica a immaginare che mio figlio possa avere interessi.

Inizia così l’affannosa ricerca del giusto equilibrio tra il trattenerli troppo e il lasciarli andare senza porre limiti.
Come dice il gatto alla gabbianella: “Vola solo chi osa farlo”.
Dobbiamo anche noi infondere ai nostri figli il coraggio necessario perché spicchino il volo.

Che cosa fare?

  • Prendere atto, con serenità, che si è concluso il tempo in cui io ero tutto il suo mondo.
  • Pensare che le relazioni genitori-figli si modificano nel tempo, ma non per questo diventano meno importanti e significative.
  • Tollerare quanto sia difficile stare accanto a mio figlio nei suoi momenti ”no”.
  • Accettare che le sue crisi, anche se faccio fatica a comprenderle, sono legittime.
  • Imparare a essere rispettosa e avvicinarmi soltanto quando lo desidera.
  • Tenere a bada le mie ansie perché comunicano un senso di sfiducia nelle sue capacità.