Lasciarsi è un po’ morire… Potrà sembrare strano parlare di morte pensando a ragazzi di questa età.
Infatti non riguarda la morte fisica, ma quella simbolica.
Ricordarci che lasciare un amore importante è molto doloroso può aiutarci a capire quello che i nostri figli stanno vivendo.
Devono riuscire a girare pagina, ad amarci in un altro modo, che non sia totalizzante ed esclusivo.
Per riuscire in questa difficile impresa hanno bisogno di allontanarsi fisicamente, di ripudiare la dipendenza affettiva, prendere le distanze da quello che hanno ricevuto come esempi e insegnamenti.
Diventa urgente verificare “di persona” il significato dei divieti che abbiamo imposto, calpestandoli e mettendoli duramente alla prova, per riuscire a cogliere un significato che non sia “figlio dell’obbedienza cieca”, ma frutto di una scelta consapevole e autonoma.
Il compito è davvero impegnativo.
I nostri figli ci sfideranno sempre di più per sondare non solo quali dei nostri limiti sorpassare, ma soprattutto sperimentare per riconoscere i loro.
La parola stessa “limite” procura un immediato fastidio in tutti, ma in particolare ai nostri ragazzi.
Ricordiamoci che hanno alle spalle anni in cui l’essere sostenuti da mamma e papà faceva loro pensare di poter raggiungere qualsiasi traguardo.
Ora devono incominciare a misurarsi in prima persona con la realtà e verificare fino a dove possono arrivare.
Non si può neanche più dormire in pace.
Non sopporto di dover star sveglio fino a tardi per andare a prenderlo all’ennesima festa.
Mi dà profondamente fastidio di essere diventato un “servizio taxi”.
Ma se non vado, chi la sente mia moglie?!?
Non bastano tutte le grane di giorno per questo figlio diventato così strano, così diverso da quello che io ero, con tutti i problemi concreti legati alla difficoltà di pagare i miei studi, che costavano tanti sacrifici in famiglia.
Lui sembra fare tutto il contrario di quello che io mi aspetto: l’orecchino, il piercing, i pantaloni stracciati.
Non sembra preoccuparsi affatto dell’ansia che procura a sua madre questa sua irrequietezza.
Certo che poi lei lo perdona subito e lo accontenta in tutto e per tutto.
E io mi sento impotente perché temo di non riuscire a educarlo in modo decente.
Per amor di pace mi alzo in piena notte.
Lo vado a recuperare a un’ora che ai miei tempi non era contemplata.
Lo aspetto a lungo sotto il portone di questa casa.
Finalmente arriva… decisamente alticcio!!!
Mi prudono le mani e mi trattengo a fatica.
L’alcol è uno dei tanti terreni su cui si gioca l’incontro-sfida dei nostri figli con i loro “limiti”.
Dialogo scivoloso quello su una sostanza che compare sulle nostre tavole come normale accompagnamento a un pasto o a una festa.