Sperimentare il rischio

L’alcol, tra tradizione e rischio

L’alcol, tra tradizione e rischio

Secondo la tradizione mediterranea, l’alcol viene assaggiato per la prima volta in famiglia sotto forma di vino, bevanda che da secoli è considerata non solo lecita e controllabile, ma anche un vero e proprio alimento ricco di valori medicinali e nutritivi.
I genitori, nel trasmettere tali modelli e nell’incoraggiare il primo assaggio, svolgono nei confronti dei figli un vero processo di iniziazione, secondo un modello che è al tempo stesso permissivo e protettivo, evitando in tal modo che i primi consumi avvengano fuori dal loro controllo e assumano un significato trasgressivo.
Occorre tenere presente che un conto è il consumo che avviene in famiglia, spesso di vino o birra, e altra cosa è l’offerta del mercato che spesso propone nuove bevande alcoliche, costruite “su misura” dei consumatori giovanili.
L’uso di alcolici da parte dei giovani è molto variabile in funzione dell’età, del sesso, e del contesto culturale, sociale ed economico: se guardiamo agli studi internazionali veniamo messi in guardia dall’iniziazione precoce al bere, questo perché in paesi con un tradizione alcolica diversa dalla nostra i primi assaggi e i primi consumi coincidono quasi sempre con la prima ubriachezza.
D’altra parte, i pochi studi italiani sembrano suggerire che i ragazzi che si avvicinano all’alcol in famiglia mostrino una minor frequenza di abusi alcolici durante l’adolescenza e sviluppino un rapporto più equilibrato con le bevande alcoliche, che persiste anche quando il contesto di consumo è diverso da quello familiare.
Ciò non significa che sia bene spingere i ragazzi a bere con regolarità a casa, perché bisogna tenere presente che l’alcol incide negativamente sulla crescita, ma che si può controllare un avvicinamento graduale e prudente, insegnando loro che l’alcol è una sostanza che va che va assunta in modo consapevole e responsabile.

L’alcol e la crescita

Bambini e adolescenti hanno più difficoltà a metabolizzare l’alcol, perché non hanno ancora ben sviluppato l’enzima alcoldeidrogenasi, e non mancano gli effetti negativi sul processo di sviluppo e di crescita.
Prima dei 18 anni l’organismo non è in grado di “digerire” l’alcol in maniera efficace.
Bere alcolici non è la stessa cosa per ragazzi e ragazze, così come per gli uomini e le donne: l’organismo femminile ha infatti una capacità dimezzata rispetto a quella maschile di smaltire l’alcol, dovuta a una maggiore presenza di grasso e minore presenza di acqua e alla ridotta attività enzimatica a livello gastrico ed epatico.
Il consumo di alcol in gravidanza può risultare molto dannoso per lo sviluppo embrionale e fetale.
Poiché l’alcol passa integralmente ne è controindicato l’uso durante l’allattamento.
Per proteggere i bambini e i ragazzi dai rischi dovuti all’assunzione di bevande alcoliche, la legge ne vieta la somministrazione e la vendita ai minori di 18 anni.

L’intossicazione acuta da alcol

L’intossicazione alcolica è caratterizzata dallo stato di euforia (talvolta anche di depressione, irritabilità o aggressività) e da sintomi fisici come la sudorazione, l’arrossamento del volto, i movimenti impacciati, l’andatura barcollante e la pronuncia indistinta.
In generale si nota un’alterazione dello stato di coscienza, che porta a comportamenti disinibiti e impulsivi.
Nei casi più gravi si arriva al vomito, alla perdita di coscienza, al coma e, se non si interviene in tempo, alla morte.
Nei giovani gli effetti sono amplificati e si manifestano a fronte di concentrazioni minori di alcol nel sangue (alcolemia) rispetto agli adulti.
L’intossicazione acuta tra gli adolescenti non è un evento da sottovalutare, indipendentemente dalla sua frequenza.
Gli effetti nel tempo dell’intossicazione acuta da alcol variano in rapporto all’età, alle condizioni fisiche e psicologiche della persona e al suo livello di assuefazione.
Gli episodi frequenti di ubriachezza comportano perdita di coordinamento motorio, riduzione della lucidità, diminuzione della memoria, rallentamento dei riflessi o anche perdita di coscienza.
Occorre tenere presente che l’alcol, al pari di altre sostanze, crea dipendenza, cioè una condizione patologica caratterizzata dal bisogno spesso forte, talora irresistibile di assumere la sostanza, la necessità di aumentarne le quantità e l’incapacità di smettere nonostante si abbia la consapevolezza di avere un problema fisico o psicologico.

Tra vecchi riti e nuove mode

L’uso di alcol in determinate occasioni ha una funzione rituale: questo avviene specialmente in adolescenza, quando il consumo di gruppo di bevande alcoliche assume il significato e la forma di un vero e proprio rito di passaggio all’età adulta.
Attraverso gli effetti psicotropi dell’alcol o di altre sostanze stupefacenti i ragazzi cercano volontariamente di amplificare le emozioni per segnare le tappe della loro costruzione identitaria e per enfatizzare il senso di appartenenza al gruppo.

Binge drinking

Sempre più frequentemente i mass media usano l’espressione binge drinking riferita alle abitudini alcoliche dei giovani.
Letteralmente questa espressione inglese significa abbuffata alcolica, un’abitudine piuttosto diffusa tra i giovani anglosassoni, che ingeriscono in un breve arco temporale (un paio d’ore) cinque o più bevande alcoliche.
Questa modalità di bere sta iniziando a diffondersi anche tra i ragazzi italiani ed è essenzialmente finalizzata alla ricerca dello sballo.
Gli alcopops, o “ready to drink”, sono bevande alcoliche colorate e aromatizzate con diversi sapori, generalmente fruttati, confezionate e pubblicizzate per catturare le preferenze dei giovani.
Nonostante vengano percepite come bevande poco alcoliche, perché di gusto gradevole ed effetti apparentemente innocui, la loro gradazione alcolica si aggira intorno ai 5°, come quella di molte birre, queste bevande possono diventare la porta di ingresso al consumo regolare di alcolici.

L’alcol e la guida

Gli incidenti stradali rappresentano in Italia la prima causa di morte per i giovani tra i 14 e i 24 anni di età.
Secondo la Commissione Europea almeno un quarto delle vittime della strada perde la vita in un incidente stradale in cui è coinvolto un guidatore in stato di ebbrezza.
In Italia è vietato mettersi alla guida di un qualsiasi veicolo con un’alcolemia superiore a 0,5 g/l.
Tasso zero per chi ha meno di 21 anni o ha conseguito la patente da meno di tre anni e per i conducenti professionisti.
Alcol zero anche per i minorenni alla guida dei ciclomotori; se il ciclomotorista viene colto con tasso alcolemico compreso tra 0,1 e 0,5 g/l non potrà prendere la patente B fino ai 19 anni, se il livello alcolemico supera 0,5 g/l, patente vietata fino ai 21 anni!
L’alcolemia è il grado di concentrazione di alcol etilico nel sangue e si misura in grammi per litro di sangue.
Il tasso alcolemico è determinato da un insieme di fattori che vanno dalla quantità di alcol ingerito ad altri aspetti altrettanto
importanti come:


  • la modalità di ingestione, a digiuno o durante i pasti
  • il tempo trascorso dall’assunzione
  • la gradazione alcolica della bevanda ingerita
  • il peso del bevitore: una persona di costituzione snella ha meno sangue in corpo rispetto a una persona di costituzione robusta e quindi a parità di consumo alcolico avrà una maggiore concentrazione di alcol nel sangue
  • il sesso: il fegato della donna non è in grado di metabolizzare l’alcol quanto quello dell’uomo.
    Inoltre nelle donne si registra in genere una maggiore quantità di tessuto adiposo e una minore quantità d’acqua per kilo corporeo, condizione che rallenta l’assorbimento dell’alcol
  • l’età, la condizione lavorativa, l’etnia, lo stato di salute generale.



Non è facile dunque stabilire come il corpo di un ragazzo potrà reagire all’alcol, anche se le quantità ingerite sono modeste.
Non salire in auto o in motorino né guidare alcun mezzo di trasporto, neanche la bicicletta, se si ha bevuto o se il conducente ha bevuto.